Pescara - Roma, la partita che consacrò il Faraone Salah

Mohamed Salah, in arte Momo, oggi è uno dei calciatori più forti, ricchi e pagati del pianeta. Con il Liverpool ha vinto tutto, nel giro di un paio d’anni: prima la Champions League, poi la Supercoppa Europea, quindi la Coppa del Mondo per club e più recentemente la Premier League, che i Reds non conquistavano addirittura da trent’anni.
Gli italiani lo conoscono bene. Salah, infatti, in carriera ha vestito due maglie di altrettante società gloriose della nostra Serie A: Fiorentina prima e Roma poi. Ma se a Firenze fece intravedere le sue potenzialità – memorabile un gol in contropiede in semifinale di Coppa Italia contro la Juventus, nel 2015 – fu all’ombra del Colosseo che assurse definitivamente allo status di campione.
La carriera di Momo Salah
Ma facciamo un passo indietro. Salah fa il suo esordio tra i professionisti nel 2010 nell’Al-Mokawloon, squadra che milita nell’Egyptian Premier League, l’equivalente egiziano della nostra Serie A. Segna 11 reti in 38 partite, e dopo due anni viene acquistato dal Basilea, dove rimane fino al 2014, quando il Chelsea neo-campione d’Europa decide di investire su di lui. È un Chelsea che ha appena detto addio al suo capitano, Frank Lampard – che tornerà cinque anni dopo come allenatore – e che con Mourinho vincerà il suo 5° titolo nazionale.
Salah però ha poco spazio e a gennaio va in prestito alla Fiorentina, dove in 16 partite mette a segno 6 gol. Tanto basta perché la Roma decida di puntare su di lui: in giallorosso segnerà 34 reti in due stagioni, prima di trasferirsi al Liverpool per la cifra di 50 milioni di euro.
Il resto è storia recente: dal 2017 ad oggi, Salah segna a raffica (73 reti in 105 partite), vince quattro trofei ed è per due anni consecutivi capocannoniere della Premier League, dove va in gol per un totale di 60 volte (32 nel 2017-2018, 22 nel 2018-2019).
Salah oggi è conosciuto come il grande Faraone, nomignolo che gli è stato attribuito non solo per le sue origini egiziane, ma anche per la sua grandezza in termini calcistici. Un soprannome affascinante, che ci fa capire una volta di più come la cultura egiziana ancora oggi sia una fonte di ispirazione importante, come è il caso delle slot da bar o dei numerosi blockbuster cinematografici ambientati all’epoca degli Antichi Egizi – La mummia, Il Re Scorpione ed Exodus, tanto per fare tre esempi.
Tra le partite che consacrarono Salah sulla scena italiana prima, ed internazionale poi, ci fu sicuramente quel Pescara-Roma 1-4 dell’aprile 2017, quando l’egiziano mise a segno una doppietta nel secondo tempo: prima uno strepitoso sinistro a girare, uno di quei gol da vedere e rivedere in tv, poi il comodo appoggio su assist di El Shaarawy, con cui ai tempi dei giallorossi formava una formidabile coppia di Faraoni. El Shaarawy, infatti, è un calciatore italiano con padre egiziano e fu abbastanza scontato, anche per lui, l’attribuzione del nomignolo di Faraone.
Tornando a Salah, quel Pescara-Roma sancì l’aritmetica retrocessione degli abruzzesi in Serie B, e per uno strano gioco del destino coincise anche con l’inizio della parabola discendente di un allenatore che ha dato tanto sulla panchina di entrambe le squadre, Zdenek Zeman.
