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Tifo e violenza, la mappa dei gruppi d'Abruzzo

Cosa hanno in comune gli hooligans della Perfida Albione e i tifosi Balcani? Cos’è che unisce gli ultras nostrani alle brigate olandesi? C’è una linea sottile che tiene attaccate, unite, le tante realtà del tifo organizzato. Una trama fatta di rapporti nascosti, rivalità acerrime ribadite con il sangue, amicizie coltivate a colpi di mazzate. Tutto è iniziato in Inghilterra, per poi passare in Olanda e in Germania, dove gli hooligans organizzavano veri e propri incontri, all’esterno dello stadio, per darsele di santa ragione. Oggi, quelle esperienze, vivono ancora. E il calcio c’entra poco. C’entra la politica, la religione, le identità sociali.

Anche l’Italia si è aperta da tempo alle frange estreme nel mondo dello sport. Sarebbe stato difficile il contrario in un paese che, stando a quanto si legge in questa infografica di 888sport, è al nono posto nelle nazioni con la più alta percentuale di tifosi. Sul gradino più alto gli Emirati Arabi, con l’80% della popolazione che tifa una squadra, poi la Thailandia (78%) e a pari merito il Cile, la Turchia e il Portogallo (75%). 2761 squadre di calcio nel mondo, con la media di, almeno, un gruppo di tifo organizzato ciascuno.

Dalle leghe minori fino ai top club europei. Dalla Terza Categoria, fino alla Serie A. Con questi numeri è scontato il prolificare di estremismi e fazioni al limite. Nel 2014 la Polizia italiana aveva tracciato una mappa di oltre 380 gruppi di tifo organizzato. Di cui 60 presentavano una forte connotazione politica. Dagli Uber Alles di Frosinone e i Cani Sciolti di Lecco, posizionati a destra, fino agli Sconvolts84 di Pisa e ai Rebel Fans di Cosenza, con ideali di sinistra.

C’è anche l’Abruzzo, in questo report, anche se oggi la connotazione politica delle tifoserie regionali sembra essersi spenta. Come è accaduto alla Curva Nord del Pescara, oggi apolitica, con rivalità tanto verso le tifoserie di destra (Lazio, Verona e Ascoli) che con quelle di sinistra (Salernitana, Cosenza). Quello che è certo è che negli anni 80 il settore era dominato dai Bad Boys, apertamente filo-fascisti, così come i Mai Domi e i 3330 SLM del Chieti. Non mancano, in Abruzzo, espressioni anche della parte concorrente. A Teramo per anni ha dominato lo striscione dei Devil’s Korps, che aveva tra i suoi simboli l’effige di Che Guevara, gemellato con Perugia e Salerno.

Il tempo dell’estremismo politico nelle curve è passato. Non quello, invece, della violenza. Violenza, denunce e Daspo, infatti, non mancano. Sia a livello di tifoseria che di professionisti, sia nelle categorie minori che di prima fascia. Episodi gravi si sono registrati anche negli ultimi mesi. Come accaduto a Giulia Antoniani, giovane arbitro di Pescara, durante Casoli – Futsal Lanciano, campionato C2 di Calcio a 5, quando è stata aggredita da un dirigente della squadra di casa. Mani al collo e schiaffi in faccia, dopo una sanzione considerata sbagliata. Oppure quanto successo poche settimane fa ad Emiliano D’Orazio, 34 anni, capitano del Popoli Calcio, compagine di Prima Categoria. Ancora ricoverato al reparto di Neurochirurgia dell’Ospedale di Pescara dopo essere stato aggredito, all’accesso della sua abitazione, da quattro sconosciuti.

Bisogna lavorare allora sulla sicurezza e sull’educazione, a partire dalle scuole calcio. Per rendere il calcio lo sport, oltre che più seguito, anche il più bello e sicuro di tutti.

 

 

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  Scritto da Redazione Abruzzo il 21/12/2018
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